di Masanobu Fukuoka
Io penso che la comprensione della natura sia oltre la portata dell’intelligenza umana.
Spesso dico ai giovani: chiunque è capace di vedere gli alberi lassù
sulla montagna. Riescono a vedere il verde delle foglie, credono di
sapere cosa sia il verde, ma quando pensano di cominciare a capire la
natura, possono star sicuri di essere fuori strada (..)
Ciò che viene concepito come ‘natura’ è solo l’idea che nasce dalla mente di ognuno.
Quelli che vedono la natura vera sono fanciulli. Vedono senza pensare direttamente e chiaramente.
Basta che i nomi delle piante siano noti, un albero di mandarini della
famiglia degli agrumi, un pino della famiglia delle conifere, e la
natura non viene più vista nella sua vera forma.
Un oggetto isolato dal tutto non è una cosa reale.
(..) L’ironia è quanto la scienza sia servita a mostrare quanto scarso sia l’umano sapere (..)
Il mio spirito si fece leggero e chiaro…sentivo gli uccellini cantare
negli alberi.. Le foglie danzavano verdi e brillanti. Sentii che questo
era un vero paradiso in terra. Tutto ciò che mi aveva dominato, tutte le
angosce, scomparvero come sogni e illusioni e una cosa che si potrebbe
chiamare come ”natura vera” se ne stette là davanti rivelata.
La maniera normale di sviluppare un nuovo metodo è domandarsi:e se si
provasse questo? E se si provasse quest’altro? Introducendo diverse
tecniche una sull’altra. Io facevo l’esatto contrario:E se si provasse a
non fare questo? E se si provasse a non fare quest’altro? “
“Dividere l’esperienza a metà e chiamare una parte fisica e l’altra spirituale è una cosa che rende miopi e disorientati.
Sarebbe meglio che la gente smettesse addirittura di pensare al
mangiare. Analogamente sarebbe bene che la gente smettesse di scoprire
il vero significato della vita, non possiamo mai sapere le risposte alle
grandi domande spirituali. Ma è bene non capire. Siamo nati e stiamo
vivendo sulla Terra per guardare in faccia direttamente alla realtà del
vivere.
La glorificazione delle attività commerciali tende ad impedire alla gente di identificare la vera fonte della vita.
Quando più alberi vengono allontanati dalla loro forma naturale, la potatura e lo sterminio degli insetti diventano necessari;
quanto più la società umana si separa da una vita vicina alla natura,la
scolarizzazione diventa necessaria. In natura, la pubblica istruzione
non ha senso.
Nell’educare i bambini molti genitori fanno lo stesso errore che feci io
nel frutteto all’inizio. Per esempio, insegnare la musica ai bambini è
inutile come potare le piante da frutta. L’orecchio del bambino capta
naturalmente la musica. Il mormorio di un ruscello, il suono gracidante
delle rane vicino all’argine del fiume, lo stormire delle foglie nella
foresta,tutti questi suoni naturali sono musica, vera musica.
Ma quando molti rumori di disturbo entrano a confondere l’orecchio,
l’apprezzamento puro e diretto della musica da parte del bambino
degenera.
Se lo lascia continuare su quella strada il bambino diventerà incapace
di sentire il richiamo di un uccello o il suono del vento per quello che
sono, cioè delle canzoni (…)
Quando il cuore è pieno di canto si può dire che il bambino è musicalmente dotato.
Quasi tutti pensano che la ”natura” sia una cosa buona, ma pochi
riescono ad afferrare la differenza fra ciò che è naturale e ciò che è
artificiale.
Se una nuova gemma viene tolta da un albero da frutta con un paio di
forbici, questo solo fatto può diffondere un disordine irreversibile.
Quando crescono nella loro forma naturale i rami si distendono in modo
alternato dal tronco e le foglie ricevono la luce del sole
uniformemente.
Se questa sequenza viene interrotta i rami entrano in conflitto, si
mettono l’uno sull’altro, si aggrovigliano e le foglie si seccano là
dove il sole non riesce a penetrare. Così si sviluppano i danni degli
insetti e, se la pianta non viene potata, l’anno seguente aumenteranno i
rami secchi.
Gli esseri umani con le loro manomissioni fanno il danno, non riparano
l’errore e quando i risultati negativi si accumulano, lavorano con tutte
le energie per correggerli. Quando le azioni correttive sembrano avere
successo, arrivano a considerare queste misure come splendide
realizzazioni. La gente cocciutamente insiste sempre ad agire così.
E’ come se uno scemo saltasse sulle tegole del suo tetto e le rompesse.
Quando poi comincia a piovere e il soffitto inizia a marcire, sale in
fretta a riparare il danno, tutto contento alla fine di aver trovato una
soluzione miracolosa. Allo scienziato succede la stessa cosa. Sta
immerso nei libri giorno e notte, sforzando gli occhi e diventando
miope, e se domandiamo che lavoro ha fatto in tutto quel tempo: ha
inventato degli occhiali per correggere la miopia.”
“All’inizio l’uomo non sa da dove viene o dove va.
L’altro giorno avevo trovato un cappello di carice ( vimini) intrecciato
lasciato da un gruppo di pellegrini che erano passati a visitare i
templi di Shikoku. Su di esso stavano scritte le parole: ”All’origine nè
est nè ovest/dieci infinite direzioni.”
Non c’è est, nè ovest. Il sole sorge ad est, tramonta ad ovest, ma
questa è solo un’osservazione astronomica. Sapere che non capisci nè
l’est nè l’ovest è più vicino alla verità. Il fatto è che nessuno sa da
dove viene il sole.
Secondo il Sutra del Cuore ‘La forma è il vuoto, il vuoto è la forma.
Materia e spirito sono una cosa sola ma tutto è vuoto. L’uomo non è
vivo, non è morto, non è nato e non muore, senza vecchiaia nè malattia,
senza aumento nè diminuzione’.
(..) Gli esseri umani di solito vedono la vita e la morte in una
prospettiva piuttosto corta. Che significato può avere la nascita della
primavera e la morte dell’autunno per quest’erba? La gente pensa che la
vita è la gioia e la morte è tristezza, ma il seme di riso, che riposa
dentro la terra ed emette i germogli a primavera, le sue foglie e i suoi
steli che seccano in autunno, ancora conserva nel suo piccolissimo
germe la gioia piena della vita. La gioia della vita non se ne va con la
morte. La morte non è altro che un passaggio momentaneo. Potresti forse
dire che questo riso, dato che possiede la gioia piena della vita, non
conosce il dispiacere della morte?
La stessa cosa che succede al riso e all’orzo si ripete continuamente
nel corpo umano. Ogni giorno capelli e unghie crescono, decine di
migliaia di cellule muoiono, decine di migliaia ne nascono di nuove; il
sangue che c’era nel corpo un mese fa non è lo stesso oggi. Quando pensi
che le tue stesse caratteristiche si trasmetteranno ai corpi dei tuoi
figli e nipoti, puoi dire che muori e rinasci ogni giorno, e ancora
continuerai a vivere…
Se si può assaporare e sperimentare ogni giorno la partecipazione in questo ciclo, nient’altro è più necessario.
Ma la maggioranza della gente non è capace di godersi la vita mentre
fluisce e cambia da un giorno all’altro. Si aggrappa alla vita come l’ha
già sperimentata e questo attaccamento abitudinario porta con sè la
paura della morte.
Badando solo al passato, che è già andato, o al futuro che deve ancora
venire, dimenticano di vivere sulla terra qui e ora. Mentre si dibattono
nella confusione, osservano le loro vite che passano come in un sogno.
..la ragione delle persone divide i fenomeni in dualismi come la vita e la morte, lo yin e lo yang, l’essere e il vuoto.
La mente arriva a credere nell’assoluta validità di quello che i sensi
percepiscono e allora la materia com’è si trasforma in oggetti come gli
esseri umani li percepiscono normalmente (..) le forme del mondo
materiale, i concetti della vita e della morte, della salute e della
malattia, della gioia e del dolore, traggono tutti la loro origine nella
mente umana (..)
”Vuoi dire che tutto è illusione, non resta nulla?”
”Nulla? A quanto pare il concetto di vuoto resta ancora nella vostra
mente” dissi io ai giovani. ”Se non sapete da dove siete venuti, o dove
state andando, allora come fate ad essere sicuri di essere qua, in piedi
davanti a me? L’esistenza è forse senza senso?”
In origine gli esseri umani non avevano scopo.
Non c’è nessuno scopo a cui uno debba pensare, o che debba andare in
giro a cercare. Fareste bene a domandare ai bambini se una vita senza
scopo sia una vita senza senso…”