venerdì 27 settembre 2019

Solanum Pimpinellifolium 
la piu' antica varietà di Solanum.

Nel Giardino di Zerdesht viene coltivata una nuova specie di solanum che si ritiene geneticamente la piu' antica.



"Il solanum pimpinellifolium , comunemente noto come il pomodoro ribes , è una specie selvatica di pomodoro originaria dell'Ecuador e del Perù naturalizzata altrove, come le isole Galapagos. I suoi piccoli frutti sono commestibili ed è comunemente coltivato negli orti come un pomodoro. Sebbene sia considerato selvatico piuttosto che addomesticato come lo è la specie di pomodoro comunemente coltivata Solanum Lycopersicum. Il suo genoma è stato sequenziato nel 2012. "

Interessante mappatura genetica del solanum a questo link:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2759208









giovedì 26 settembre 2019

L' aratura pratica errata di una agricoltura superata


 Alcune considerazioni sulla lavorazione del terreno;

ormai molti anni fa quando iniziai a coltivare piccoli appezzamenti di terreno al massimo di 300 mq, lo feci seguendo i criteri dell'agricoltura tradizionale cioè lavorando il terreno con una aratura semplice , fertilizzare con concime, assolcare, seminare o trapiantare cercando di eliminare più zolle erbose apparentemente non utili. Niente di più sbagliato il risultato era terreno sempre più minerale impermeabile e argilloso perché queste pratiche alla luce di oggi sono controproducenti sia in termini di fertilità del terreno sia in termini energetici quello che impieghi (lavoro, mezzi meccanici, carburanti, acqua, fertilizzanti) sono maggiori dei ricavi quindi un sistema che consuma di più di quello che produce e questo è fondamentale da capire.




Occorre ripensare questi metodi, io li ho sperimentati e o capito che non erano cio' che intuivo. Oggi attraverso i bancali sinergici intervengo il minimo indispensabile cercando di costruire ecosistemi quasi autonomi, questo secondo il mio parere ma sopratutto attraverso l'impulso che hanno dato R. Steiner e poi
Masanobu Fukuoka , Emilia Hazelip è l'agricoltura del futuro.


La vangatura profonda non è necessaria cosi come una aratura perché tutti i processi importanti di un terreno avvengono nei primi 20 cm di suolo, quindi anziché migliorare il terreno si distruggono equilibri importanti che non si reintegrano con una semplice concimazione. Questo fa parte di una pratica dell'agricoltura del '900 che non ha più motivo di funzionare.



Lo scopo principale dell’orticoltura biologica è la produzione di alimenti vegetali sani ed
equilibrati, senza impiego di sostanze chimiche di sintesi per la fertilizzazione e la difesa dai
parassiti e dalle erbe spontanee competitrici (le “infestanti” dall’agronomia classica). Si tratta
di un obiettivo ricco di stimoli sia per l’orticoltura professionale che per quella familiare,
raggiungibile attraverso l’adozione di un nuovo ed articolato sistema colturale.
Per l'Agricoltura biologica è di fondamentale importanza il mantenimento e l'incremento della
sostanza organica nel suolo, perché essa sostiene la biomassa vivente (batteri, funghi,
alghe, protozoi, micro e mesofauna
) e garantisce con la sua lenta mineralizzazione, operata
senza sosta dai microrganismi, l’equilibrata nutrizione delle piante. Poiché i processi biologici
relativi alla sostanza organica si svolgono in massima parte nei primi 20 cm di suolo ricchi di
aria, le tecniche agrobiologiche sconsigliano o prevedono un impiego limitato dell’aratura o
delle lavorazioni meccaniche profonde.


Sono ancora poco conosciuti i complessi rapporti tra gli organismi viventi del suolo e le piante, ma è
esperienza comune tra i produttori biologici, rilevare uno stato di generale benessere e
resistenza alle patologie nelle piante coltivate in suoli equilibrati e ricchi di sostanza organica
(almeno 2,5 - 3%). In tal senso le piante da orto offrono esempi spettacolari di risposta
positiva alla corretta gestione agronomica del suolo in funzione della conservazione della
sostanza organica.
La sostanza organica (S.O.), nei suoli agrari italiani, è oggi solitamente intorno all'1,0-1,5 %,
laddove un livello di sufficienza si avrebbe con il 2-2,5%.

Per mantenere e migliorare il livello di sostanza organica di un suolo e, in altre parole, la sua
fertilità è ampiamente consigliato l’impiego di colture da sovescio, di letame compostato
arricchito ed attivato con preparati di origine naturale (macerati, farine di alghe o di roccia),
delle rotazioni con piante di diversa famiglia botanica e di apparato radicale con differenti
caratteristiche, fittonante, profondo o fascicolato.

Gli elementi della fertilità del suolo normalmente considerati sono: Azoto (N), Fosforo (P),
Potassio (K); a questi sono da aggiungere Calcio (Ca), Magnesio (Mg), Zolfo (S), Ferro (Fe),
ed una serie di microelementi – Zinco, Manganese, Boro, Molibdeno ecc. - assorbiti in piccole
quantità dalle piante ma causa di gravi stati carenziali se presenti in quantità insufficiente. Gli
elementi sopra citati controllano la crescita della pianta, la fioritura, la fruttificazione, le
caratteristiche organolettiche, la resistenza alle malattie, l'epoca di maturazione e la durata di
conservazione in post - raccolta.
E' importante conoscere le caratteristiche fisiche e chimiche del terreno per attuare interventi
agronomici volti a riequilibrarne la dotazione chimica e organica. Tale conoscenza si può
ricavare da un’analisi del suolo o, per i più esperti, da una attenta osservazione del suolo e
della composizione della flora presente su di esso.



Affermava R. Steiner nel 1924:
“si deve sapere che concimare vuol dire vivificare la terra, in
modo che la pianta non si trovi in un terreno morto e debba contare solo sulla sua vitalità per
trarre ciò che le è necessario per arrivare alla formazione del frutto”.
Quanto più è vitale il terreno tanto più alle piante viene garantita una ottimale nutrizione. In
orticoltura biologica l’impiego di fertilizzanti è in gran parte finalizzato all’alimentazione e
all’attivazione dei microrganismi e non direttamente alla nutrizione delle piante. E’ per tale
motivo che la fertilizzazione è imperniata sull’impiego di sostanze organiche di origine
vegetale o miste, vegetali e animali, conferite direttamente al terreno in forma di compost,
ammendanti letamici e concimi organici o indirettamente tramite sovesci.



Danni causati dall'aratura alla natura chimica e biologica del terreno.

Le piante, sebbene abbiano la capacità di trasformare l'energia solare in energia chimica che utilizzano per crescere, metabolizzare e riprodursi, hanno anche bisogno di altri elementi che sono incapaci di produrre direttamente. Per esempio hanno bisogno di azoto, di fosforo, di zolfo, di calcio, di magnesio, di potassio, e di oligo-elementi, ma per un approvvigionamento adeguato, le piante devono mobilitare questi elementi alterando il suolo attorno alle loro radici.
Un modo per fa ciò è stimolare l'attività dei microrganismi che allora accrescono la mobilitazione degli elementi nutritivi.
In un suolo non traumatizzato (non lavorato), l'azione degli organismi che vivono al suo interno crea costantemente una struttura in cui si mantengono sacche d'aria; inoltre, le radici in decomposizione lasciano passaggi che vengo colonizzati da batteri ad altra fauna microscopica e facilitano la circolazione dei lombrichi e/o delle formiche.
I batteri del suolo e tutte le altre creature che ci vivono sono i nostri partner nel mantenere il suolo fertile; la loro presenza si manifesta nella salute delle piante, delle colture in crescita e determina la salute del suolo nel suo complesso.
L'aratura, oltre a impedire questi processi, impedisce la produzione di etilene, che è un composto gassoso di grandissima importanza. L'etilene infatti, funge da regolatore essenziale dell'attività dei microrganismi del suolo, agisce sull'intensità del rinnovamento della materia organica, sul riciclaggio dei nutrienti delle piante e interviene smorzando gli effetti delle malattie provenienti dal suolo. L'etilene del suolo viene prodotto in quello che si chiama il ciclo Ossigeno-Etilene. Grazie a questo ciclo, la mobilitazione delle sostanze nutrienti avviene esattamente nel luogo in cui è richiesta dalle piante, cioè nella rizosfera (la porzione di terra a contatto con le radici).
L'etilene ha quindi un ruolo importantissimo sulla popolazione microbica del suolo. Nei suoli agricoli, in cui la produzione di etilene è impedita dall'aratura, anche questo meccanismo di mobilitazione delle sostanze nutritive (e con esse tutte le funzioni poc'anzi descritte) viene inibito.
Invece, nell'atmosfera dei suoli imperturbati (non lavorati), come quelli delle praterie e delle foreste, l'etilene può essere continuamente rilevato; è ben dimostrato come negli ecosistemi naturali, dove esiste un rinnovamento lento ed equilibrato della materia ed un riciclo efficace dei nutrienti, le malattie provenienti dal suolo siano insignificanti.

domenica 22 settembre 2019

Il pomodoro peperone.



Biotipo della mia zona ormai raro il Pomodoro Peperone.
Si presenta di forma simile al peperone è molto vuoto all'interno e con pochi semi, è un pomodoro molto adatto per essere cucinato ripieno.

Questo pomodoro è un Biotipo di questa zona e in questo caso si dovrebbe parlare di Pomodoro Peperone di Pieve poiché è stato selezionato e riseminato da tempo immemore ottenendo infine una pianta che ha caratteristiche uniche di questa coltivazione. Sappiamo inoltre che la Specie è Solanum ma il biotipo come descritto sopra. Questa distinzione vale solo ed esclusivamente per quelle piante che vengono geneticamente adattate al posto di coltivazione rendendole uniche nella loro specie.